Consonanza - vol.7 - Consonanze - Poesie - Pietro Agazzi

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Consonanza - vol. 7
Il perdono scese a suggellare la verità.
Una nuova, germinò sulla vita.
Sogno Pasquale 2010

Fu sorte,
e davanti alla porta
mi ritrovai.

Un’arancia matura,
sulla punta delle dita,
roteò.

La nebbia
Che in grembo mi teneva
Mi consegnò alla luce.

La porta s’aprì.
Paura mi colse.
La soglia non varcai.

Stretto tra le braccia
Con forza mi tenni.
Nello spazio,immenso,guardai.

Pace e libertà
Danzavano con la vita
Il passo eterno.

La dolcezza,
pervasiva,
m’investì.

Ma il mistero
Non sciolse i veli
Davanti a me.

Mio Dio……..!
Quanto è grande
La tua immensità !

Mi fai paura.!

L’attendevano  
                                                          
L’attendevano ! Apparve !
Sul velo bianchissimo,una corona di piccole rose !
Agli sguardi curiosi,un sorriso smagliante,si propose.

Nei piccoli spazi della ferrigna grata,
la manina di Tony, s’infilò, la toccò….!
un brivido di gioia, la sfiorò.

Due giganti si scontrarono,in un istante,
in una battaglia dagli esiti incerti.
Poi nell'attigua Chiesetta,il rito iniziò.

Per Lei. Vive candele,
fervide preghiere
e con gesti solenni,si propiziò.

E dolcemente,
come in un sogno di mistero,
tutto finì.

Qui la grata dal generoso pertugio,
l’ultimo saluto,
consentì.

Sulla candida fronte Fioccarono i baci,
piovvero le lacrime,
si confusero i pensieri.

E presto,per occulto potere,
con mano invisibile,
il legno color frate,

percosse il ferro,
e con botto deciso,
suggellò……….!


Ma da una piccola fessura,
ribelle all'affanno,
furtivamente,un filo d’Arianna,uscì.


La madre vi si aggrappò
E lo avvolse stretto Intorno al cuore
e mesta,se ne andò.

Ma per generoso intuito,
fu concesso l’ultimo saluto.
………………

Nel grande parlatorio,
Due volti attoniti,
Guardavano dritti,Sforando la grata.

Lo sguardo,contemplante,
tradiva inquietudine.
……………….

Là nei cuori profondi,
una dura battaglia,
s’aprì.

Lacrime e gioia,orgoglio e dolore,
dubbio e felicità,
si scontrarono,sul campo immenso…..

Poi un fumo di mistero, si levò,
denso, impercettibile,
e rese presente,una nuova realtà.
Cento anni fa

Era primavera, cento anni fa!
L’acqua nei ruscelli limpida scorreva.
I fiori,silenziosi,sbocciavano fragranti
E nell'aria cristallina, olezzi inebrianti.

Io non ero ancora nato, ne mie radici sognavano.
Eppure tutto era pronto, onde il volere si compisse.
Poi venne il giorno della luce
E fui staccato ed iniziai l’ascesa.

Ora che il mio tempo è ingiallito,
L’acqua è infida e l’aria impura.
Di quanti udirono il canto, del nitore che fu
Veleggia soltanto, un vago ricordo

Nei rintocchi lenti di campane
Che dicono al volgo
Ch'è l’ora.
Il regno dei cieli

Sogno il mare,
immenso, tranquillo.  
                                        
La risacca mormora
ai dissolti miraggi.

L’incerto pensiero
anela ad arene,

dove l’amore,
addensando, diventa realtà.
Alla sagra del paese

E volle andare !

Un gran pigia pigia incedeva ondeggiando
Alla ricerca di ….un non so di che.

Lui,in carrozzina, sospinto dal diverso,
con le braccia abbandonate
e le ginocchia ripiegate in un canto,
mollemente giaceva.

Guardò i fuochi scoppiettanti
Volgendo la testa a sghembo
E con i denti a coniglietto
Abbozzò un sorriso.

E venne il punto del commiato.
I camminanti parlottavano intorno ;
…………………………………...
……………………………………

in basso, la testa china, insostenibile
puntava lo sguardo a terra,
come lama di luce ancor potente
indotta ai suoi piedi.

Le mani,sopra,si strinsero ed egli,con sforzo immane,
appoggiò il gomito,torse l’avambraccio
ponendo la mano dalle dita sgangherate
ma nessun gesto incontrò;

né gli astanti, né la ragazza che lo accompagnò,
Esitò, e ancor più ricurvo,
lentamente si ritirò.
Lo sguardo, triste, spense la sua luce.

Oh mio Signore e mio Dio,
sei proprio tu ?

Cip cip e cip ciop

Cip cip e cip ciop
Dall’alto del pino un pio uccellino,

con incerto piumino il volo spiccò,
l’ala non tenne e nell’erba planò.

Un bianco gattino che li si trovò,
Con balzo felino al collo azzannò.

Cip cip e cip ciop…..

Su di un raggio di sole,in un giorno di maggio,
nel mar della luna ei si ritrovò.

Così l’uomo meschino e senza pudore,
uccide il bambino sull’altar dell’amore.
Addio alla madre 11-01-2013

Garbatamente me la porsero !
Nella stanza vuota, un lumino ansimava.

Dal suo volto,composto,
traspariva serenità.

La ringraziai, con un bacio
Sulla fronte cerulea,

e quasi incredulo,
sul suo corpo pregai.

Non una lacrima s’accampò sul mio ciglio
Ed il dolore, pervasivo, mi entrò.

Con Lei, mano nella mano, fluttuai,…
Nell'ora rarefatta della verità.

Poi vacillando, solo, reclino, me ne andai
Adombrato dalla sera cupa.

Una flebile fiammella di speranza
Mi tracciò la via.

In una notte di quaresima

In quella notte , all’ora fonda
La luna con raggi pungenti,
si specchiava in una pozzanghera tonda.
Un silenzio profondo imperava.

Pur andando di fretta,m’apparve d’improvviso,
nell’ombra, un vecchio infagottato,
che lentamente incedeva,
nel suo guscio trasandato.

Guardai, fui sorpreso,e dall’indigenza,
una fitta mi colpì il costato.
Ma dall’insolita ora,d’impulso,
il mio piede pigiò il pedale e fuggendo,

nello specchio volli guardare,
quell’ombra, solinga ,vagare.
E mi sovvenne……..
…………………….

Che sia tu o Signore,fuggito dal tempio,
stanco del solito lamento greve
per ritirarti nella tua parasceve ?
Mi fai paura !

Rassomigli al mio stato,
che ti cerca,ammirato,
in un gorgo di pensiero
ogni volta rinnovato.
A Piera 22-06-2012
                                                                                                                                       
Piera
Nell’aria rarefatta riecheggiano ancora
I tuoi fonemi, Alti e decisi,
e quando t’avventavi contro l’ingiustizia
e quando difendevi l’umana indigenza.
La carità che in te dimorava
Non conosceva condanna
Ma clemenza e pietà.
Nel tuo ostello olezzava il caffè
Nel tuo sguardo sincera cordialità.

Poi alla chiama esaudisti impavida
E ti avviasti sulla tua via Crucis
Gradino dopo gradino
Ciottolo dopo ciottolo
La tua carne silenziosa gemeva,
sicura fino al sommo
nell’abbraccio del tuo Divino Amico.
Dal tuo spirito lieve,emanava serenità.

Restiamo noi,qui,ora,
catturati dall’umano patema
e ti ricordiamo nel tuo sorriso
che fa pensare alla vita
come ad una missione
avvolta in un mistero d’Amore.

All’ospizio
(La nonna malata)

Suoni confusi, gutturali.
Gesti astrusi, inusuali.

Un letto bianco
Con le sponde al fianco.

Un corpo supino
Implora pietà.

D’improvviso un lamento violenza mi fà,
come dardo infuocato supplizio mi dà.

Un gesto,d’istinto,mi sfugge la mano,
una carezza dipingo su quel volto umano.

La voce, d’incanto, più chiara si fa;
un grazie e un sorriso con gioia mi dà.

Stupenda ricchezza………
Per la mia eternità……….
Pasqua 2011

Immerso nel tribolo della mia insipienza
A te grido o Signore……..!

Fammi vedere la luce di vita,
fammi conoscere la verità.

Sulla tua via conduci i miei passi.
Vorrei trovare la strada per Emmaus.

Vorrei esperire come Maria
Il primo incontro dopo i tuoi inferi,

vorrei piangere di gioia
trovandoti sulla via.

Tu non sei come noi ti pensiamo,
le tue forme non sono le nostre.

Tu sei luce calda d’amore,
tu sei zefiro dolce d’estate

tu sei cielo azzurro
oltre preghiera.

Fammi danzare ti prego
Come foglia librata nel tuo sospiro

O mio Signore
E mio Dio.

Quanto è grande la mia povertà!
Davanti a Te depongo i miei peccati.

Io sono erba di campo sotto il cielo sovrano,
sono fiore che nasce in un giorno di festa

e presto muore
senza un perché.

Per questo ti chiedo
O mio Signore e mio Dio

Accoglimi.
Contatto preso 09-01-2014

Dalla bocca, parole, canti, preghiere……..
Esortazioni ad andare verso………………
Ma è l’uscire,senza paura,dal proprio io,
è guardare fuori, curiosi come infanti
e sitibondi di verità, che porta alla vita.

Ma dove viviamo ?
Qual è il nostro posto fra le stelle ?
L’universo intorno a noi pulsa di energie spaventose,
e la materia oscura, come tela di ragno,
ci lega in un unico destino.

E Lui se ne sta qui, a guardare la terra,
a vivere tra gli uomini di una vita non umana,
invisibile anche a quelli che lo cercano
ma presente nell’intima coscienza
di chi l’ha conosciuto.

Signore
Io so che sei qui con noi, io ti sento,
e tu con morbido linguaggio,mi parli
e la mano mi tendi quando dispero.
Soave gesto liberatorio,rassicurante,
e la mia vita più leggera.

Quando, accantonata la zavorra dei miei pensieri
E con occhi di bambino, io guardo fuori,
tu sei lì ad aspettarmi, e subito mi cogli.
Io ti lascio fare, con un po’ di paura.
Ma tu non puoi tradire il tuo amore perché sei l’amore.

Ora,nel mio tardo autunno,con passo ancora incerto,
io vengo a Te, e con velato pudore
Ti porgo
Il mio
“Ti amo “
Da dove viene il vento

Da dove viene il vento che mi assilla ?
Nel buio, brancico solitario, come viandante senza meta
e ad ogni dipartita, io tentenno, sotto la sferza del dolore.

A volte,guardo il cielo, che mi abbaglia con lampi di luce
a volte, tendo all’ombra della speme
che gioca tra gli anfratti infidi.

Un piccolo lume,gelosamente,ancora custodisco
Affinché l’olio non finisca, nella notte,
Prima dell’incontro Regale.
Dammi la mano

Dammi la mano o Signore
Ch’io possa sentire il tuo tepore.

Dammi la mano o Signore
Ch’io possa cogliere il palpito del tuo cuore.

Dammi la mano o Signore
Ch’io possa volare sull’impeto del tuo amore.

Portami dove io non so andare,
portami più il alto per vedere il mio spirito

nel suo ruminare e vivere con Te l’angoscia
di chi non ti vuol cercare.
Dunque tu sei re !
                                          
Tu lo dici, io sono Re !

E il flagello s’abbattè sul soma.
La colonna, pietrificata, ne udì il gemito.
La siepe defraudata dalle spine, pianse,
per ciò che venne agita.

Una trave gli fu posta in spalle
E a spinte e a gridi, il volgo ignaro,
lo incalzò sul monte
perché così, vollero i saccenti.

Gravemente arrancò sull’erta sassosa
Che le ginocchia più volte cozzarono.
Poi, steso sul legno,
un chiodo aguzzo trafisse il polso,
poi l’altro, e gli arti bassi
e fu innalzato !

I buoni, i bravi i dignitari,
soddisfatti del successo, guardarono.
Nell’aere madido d’angoscia e di sconforto
aleggiò un non so che di mistero,
e presto l’impensato accadde…
dall’alto, dalla bocca sanguìnea,
il perdono scese a suggellare la verità.

Una nuova, germinò sulla vita.

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