Consonanza - vol. 10
Da quell'acqua una voce ecco levasi al fin:
è la gioia che in vita, sempre, puoi avere con te,
quale gemma preziosa
questa gioia è L'amor.
Apriti!
Apriti! Apriti!
Maledizione !
Non senti il mio tormento?
Non vedi il mio bisogno?
Lasciami uscire per il cammino,
non costringermi nella mia angustia,
voglio uscire, qualcuno mi chiama...
Verso l'infinito è il mio destino,
ho bisogno di conoscere,
di capire il senso del si che sconvolge.
Sul cammino scoprirò cose nuove,
sentirò l'afflato della vita vera,
ascolterò il canto dell'amore che non ha volto,
mi lascerò sospingere dal vento caldo dell'incontro.
Mi farò strada tra i soloni del mondo
che conoscono i mille modi d'uccidere.
Parole ed armi, armi e parole,
governano oggi il mondo,
ignorando il sentiero sublime della Vita
oltre la porta stretta, della Verità.
A Irene
Quando sgambetti, come piccola graziosa cerbiatta,
e la tua voce argentina squilla,
come i campanellini di santa Lucia
che fanno pensare ad un mondo di delizie,
un soffio di tenerezza inonda i cuori
di chi ti sta accanto,
e fa dire alla vita: questa è gioia !
E quando la tua voce strilla
in piccoli fraterni litigi,
è come se tu muovessi l'acqua
di un laghetto fatato
dal quale una voce silente
emerge e dice: questa è vita!
E quando, alla sera, ormai stanca,
i tuoi piccoli occhietti fanno capolino,
al mondo dei tuoi sogni,
e solerti braccia, delicatamente,
ti pongono nel tuo lettuccio a far la nanna,
tu t'imbevi e ti abbandoni,
in questo immenso e dolce mare,
che si chiama amore.
nonno Piero.
Libertà
Passeggio,
rifletto,
qualcosa mi stringe;
varco il confine
e d'improvviso
l'immenso
appare
ed ho paura.
(3° premio internazionale, Accademia Silvaggi
Medaglia d'argento Camera italiana dei Deputati
Roma, 2003)
Ritorno ad Aleppo
Crepitano bombe, crollano case, sibilano schegge,
e come pazzi furiosi vestiti di nero,
sparano, mozzano, e sparano ancora……!
Dal margine della fossa fuggii per altra via.
Fui percosso, umiliato, oppresso,
e in una stamberga, incarcerato.
E venne il giorno del mare.
A calci e a sputi fui imbarcato.
Solo un sogno mi tenne in vita.
Ceche onde percossero il legno,
buie notti nascosero la luna,
qualcuno fu gettato in mare.
Ma sempre il miraggio mi appare :
Una terra, una sponda, nessuna guerra.
Fui soccorso, rifocillato, collocato.
Quando rividi il sole, almeno così mi parve,
uscii per strada, vidi un sorriso, mi parve un sogno,
ma non era per me….:
fufi scodinzolava felice e la signora
con una carezza gli diede una chicca.
Tosto qualcuno protestò: io non ero gradito.
Sommessamente proposi un patto :
se tu vai ad Aleppo, otto giorni appena,
al tuo ritorno (se ritorni)
riandrò all’averno, per essere sepolto
tra calcinacci, teste mozzate, e sangue
e ossa, e nebbie di pianto.
Finalmente troverei riposo
Da questa follia insensata
Che uccide senza pietà.
Un delirio di malefica onnipotenza
Pervade diabolicamente
La terra.
Il mondo
Lo sguardo fluisce lontano,
sul mare immenso.
Non si vede il faro,
ed il porto si trattiene ai margini del sogno.
La bussola, impazzita, indica percorsi contrastanti
evocando speranze inaccessibili.
Il potere, impudico,
turba le menti di chi non può.
Diabolico è il canto
delle promesse evanescenti.
Le maschere, danzano.
ritmi mistificati.
La vita spinge il passo, quasi timorosa,
sulle vie del mondo in sé confuso.
Ci salva soltanto un’armonia, quasi sconosciuta,
che dalle sedi profonde emerge discreta,
bisbigliando soavemente,
la parola: Amore!
Natale 2016
Esci anima mia……
Esci dal tuo pertugio,
non temere la luce,
inebriati dell’infinito
ch’è altro non conta
nel tempo quaggiù.
Esplora spazi ignoti :
gioia,serenità,
saggezza,umiltà,
leggerezza
e senso dell’essere
quello che si è.
Anela all’amore arcano
O creatura preziosa
Agli occhi di Colui che fa.
Osa, vai, vola…sii felice
Ch’è mai tarda
L’ora dell’incontro.
E' Legge
È legge, sopra di me.
Immota nuvola bianca
Racchiusa in sé.
Ed io vorrei fermare
L’ora che volge
All’affanno quotidiano
Dove vita e morte convivono
Nell’istante che lascia all’istante
L’illusione del tempo in fuga.
Ma più ancora, verso l’alto io guardo
E un inquieto agitar di pensieri
Mi assale……….
Vorrei essere un arcobaleno
Che dalla terra raggiunga il cielo
E con trepida ansia
Svelare
L’arcano
Del grande mistero.
Vanessa
Quando la brezza pria del mattino,
invita la stella amica a donare
i suoi raggi primieri , l'azzurro limpido
si rispecchia sereno nei tuoi occhi giovinetti.
S'illumina il tuo volto bello, di soavità vestito.
Tale visione fa spiovere in cuore,
a chi ti ha veduta, una dolcezza arcana
che fa dire alla vita : esisti sovrana !
Carissima giovinetta, sia per te,
la fonte che ti ha generata,
sorgente di vita cristallina, che come gemma preziosa,
ti accompagni sempre, sul cammino della tua vita.
Se l’ira ti coglie
Se l’ira ti coglie,fermati,
ascolta il canto del tempo,
che con te se ne và.
leva lo sguardo verso l’accorto,
là dove gli stolti non giungono mai.
non temere,cogli il torrente,
ora impetuoso e poi taciturno,
come la vita dai colori diversi.
che prelude al giorno che viene e poi se ne va.
Nulla rimane,se non l’amore,
che dà senso alle diverse età.
Miriam 1° anno
Ti cingo tra le braccia
Mia esile infante
E nell'immenso mi perdo.
D’intorno, l’universo
Volteggia silenzioso.
nonno Piero
L’acqua era poca
Avevo sete ma l'acqua era poca,
trovai una fonte,
sgorgava abbondante
e non ebbi più sete
e mi saziai di Luce.
L'improvviso di Irene
Sulle note di un "improvviso" fiabesco
immerso in una luce eterea
la farfalla, inseguendone il verso
in punta di piedi si mosse leggera
e con gesti arcani ne dipinse la trama.
Le ali si levarono in alto
e con movenze precise e volteggi mirati,
narrarono nello spazio
l'occulto disegno.
Il sorriso di Irene si staccava da terra
donando al cuore di chi la mirava
una preziosa, rara, dolce felicità.
nonno Piero
A mia Madre
Freschezza leggera
Di un mattino a primavera.
Onda serena
Dal sussurrato riflusso sull'arena.
Lido beato
Senza cancelli né steccato.
Sussurro d’amore
Sempre nuovo nel pudore.
Armonia di gesti calibrati
Per coltivare asfodéli nei miei prati.
Modulate parole,sospese,leggere,
un soffiare di brezza,
un accarezzare con mite dolcezza.
Oh quanto era grande o madre il tuo mare!
Oh quanto era ricco Il tuo povero cuore!
Quanto soavi le tue parole!
Senza tranelli
Senza giudizi
Né arrovelli!
Come un bambino
Donavi il tuo amore!
……………………
Come una sera di silente dolcezza,
si spense il tuo cuore,
a primavera……..
Improvvisamente
Dissi: io non vengo a te...!
ma poi andai,
ne fui sorpreso,
e tutto cambiò…
improvvisamente.
Il fiume
Guardo l'acqua del fiume che corre e va,
e chi mai la sua corsa interromper potrà?
Io le grido a gran voce, col tormento nel cuor :
fermati, anche solo un istante,
dammi, l'illusion che la vita non sia corsa incessante
verso ignoto destin!
Corre, corre veloce il fiume e va
non mi stanca l'attesa, la risposta verrà!
Non raccoglie quell'acqua, del mio cuore il fragor,
la sua corsa non cessa, ne il suo clamor;
con la voce che trema, Le chiedo pietà:
svelami il mistero che ascondi,
dimmi, ma non c'è nella Vita anche solo una gioia
che si possa fermar?
Da quell'acqua una voce ecco levasi al fin:
è la gioia che in vita, sempre, puoi avere con te,
quale gemma preziosa
questa gioia è L'amor.
zio don Cinto
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