Consonanza - vol. 4
Stendo in alto la mano e guardo il cielo,
E vedo la speranza volare con l’ali stanche.
Voglio portarti per mano
Voglio portarti per mano sopra l’abisso
Per farti vedere che il fondo non c’è.
Voglio farti sentire il gelo dell’anima
Quando la speranza muore.
Voglio farti toccare l’angoscia del cuore
Quando la vita smarrisce il perché…
Voglio introdurti nella folta nebbia
Quando la bussola non torna più.
Ecco, è una vita vissuta per caso
Senza una storia da raccontare.
Ecco, è un cuore innevato dal verno
Dove albergano cose caduche.
Ecco, è brancicare ottenebrati in un mondo sfocato
Cozzando contro l’odio, l’avarizia, l’avidità, l’omicidio.
Umanità ancora legata ai primordiali impulsi,
che non sa decidere se salire in vetta o scendere agli inferi.
La mediocrità è un denso brodo che tutto invischia
Dove la superbia pone il suo sigillo.
Mentre l’orologio batte il tempo
Che inesorabile se ne va.
Un mattino d’inverno a Venezia 29-06-14
La nebbia ha confuso le forme.
Le gondole lentissimamente ondeggiano nell’aere muto.
Un silenzio irreale, è screziato in un canto, da un miagolio.
Rialto, superbo e pensoso
Odora la brezza che sa di salsedine
E rammenta il fattore che bello lo fece.
Un battito di remo, solitario e discreto,
increspa l’acqua indifferente,
mentre un cenno cupo di vaporetto si perde lontano.
In questo silenzio che si stacca da terra,
v’è uno spirito arcano, dove l’anime vagano
tra i ricordi, che furon per lor diletto.
L’arte, racchiusa nel suo splendore,
Attende paziente
Che la vita ritorni.
Forse è in questo silenzio
Che l’ora dell’essere,
tutta nuova appare.
Vita
L’alba punteggia di luce il sole.
La mente già s’arrovella
Nei suoi pensieri.
Che cosa incideranno l’ore prossime
Sulle tavole bianche della mia memoria?!
Ansia o noia o vuoto o speranza della fulgente luce?
Più nudo mi sento
E mi abbandono,
Anelando alla vita.
Un altro giorno si è spento
Ecco, un altro giorno si è spento !
Ecco, un silenzio mi divide
Dall'ultima coscienza che mi rese vivo.
Scorrono le ore sotto i miei piedi
Come acqua sotto i ponti
Che lenta e silenziosa se ne va.
Guardo nelle mie mani
E non vedo doni preziosi
Da offrire all’Altissimo.
La delusione mi sconforta.
L’anima ancor troppo assopita
Non coglie tuttavia l’afflato eterno.
Nel tempo, pieno d’aria rarefatta
Difetta l’addensante dell’amore,
ed io, opacamente, mi caracollo tra i triboli
nell’aere fuggitivo del nuovo giorno.
La speranza, paziente sentinella del mio esser vivo
Vigila generosa.
Un mattino qualunque
La gelida notte incalzava il tramonto
Che con dita pungenti l’accarezzava.
Il cuore reietto pulsava a fatica.
A ridosso del muro si abbandonò
Sotto pezze e cartoni uniche mura.
Si coricò vicino ad un caffè mendicando tepore.
La notte indolente avanzava………
…………………………………….
Il cuore pulsava ancor più lentamente.
E venne l’alba di bianca galaverna
Su pezze indurite e cartoni spenti,
ma neanche un gemito dal suolo s’udì.
Aprì il caffè la serranda stridente,
ne uscì tepore d’aria adusata,
le luci s’accesero ed il giorno iniziò.
Vennero gli avvezzi al rito mattutino
Eludendo schifati l’ostante giaciglio.
Suggeriva costume ignorare pietà.
Sotto i cenci intirizziti
Giaceva inaridita l’umanità.
Vivere e morire
Con un guizzo giovanile
Una voce usci, d’improvviso,
dai riccioli composti.
Qualche parola raggiunse l’aria.
Uno sguardo
distrattamente la sfiorò.
Ed il sorriso si spense,
rassegnato, tra le rughe,
in una smorfia triste!
Turbamento
Da dove vieni turbamento ?
Esci all'improvviso da un ginepraio
D’intenti e di sogni e ti fermi, minaccioso,
là dove il muschio rifiuta la pietra.
Perché mi metti paura ?
Sull'erta il mio passo è greve
E la verità appare irraggiungibile,
come la vetta dove il rifugio promette salvezza.
Inquietudine pervade…..
E fugge il tempo della conoscenza.
Una gabbia feroce dissolve ogni mio azzardo
E tradisce la luce.
Tu gridi o Cristo e ti affanni ……!
Ma io, animale limitato
Cui a fatica imprimesti dignità,
non riesco a giungere là dove tu vuoi.
Non resta che la tua pietà,
in un gesto estremo
per serbarmi dall'abisso inesorabile
dove il meschino si perde.
Trottola
(Natale 2015)
Dov'è il nord ?
Fare e rifare monotoni gesti e scontate parole,
Poi volteggiare davanti allo specchio della fiabesca regina,
inseguendo l’io che all’uopo s’invola,
mentre il filo sottile del tempo,
inesorabile, si svolge dalla singola spola.
Volgere l’occhio ai fallaci colori,
e l’orecchio ai mendaci richiami;
ma scorge l’attento, nell'intrico del tempo,
il sommo vagito, che dalla greppia vivifica il cuore.
Una stella, premurosa, orienta all'amore.
+Ti ricordo
Ti ricordo
Sorellina!
La tua chioma bionda,
E il tuo riso cristallino,
Furono nascosti
Dai bianchi veli, leggeri,
del tuo lettino.
E d’improvviso,
il dolore mi entrò,
impieto,
nell'animo bambino.
Telefono
Squilla il telefono!
Ascolto! Una voce!
Sembra una melodia nuova,
lontana, ineffabile.
Che sia proprio Tu O Signore……
Da troppo tempo Invocato?
Sorriso infante
Come acqua irruente
Scorre sulla mia pelle il tempo,
lasciandovi solchi.
Talvolta pare fermarsi,
come sospeso,
nel sorriso limpido di un bambino.
Primavera assoluta !
Sofferenza
Turbinio confuso
Di fredda tempesta
Aggredisce la vita.
L’anima s’innalza
Con grande fatica,
oltre le nubi verso il Cielo.
Dove sei?
Guardo il mondo brancicare
Con passo da ubriaco,
E non ti vedo in mezzo a noi.
Dove sei?
Stendo in alto la mano e guardo il cielo,
E vedo la speranza volare
Con l’ali stanche.
Dove sei?
Corro contro il vento e ti chiamo, impaziente,
ma il rumore di foglie secche,
non rivela la tua prontezza.
Dove sei?
Dentro me ti cerco ma non sento il tuo afflato.
Ho bisogno ti te, come l’aria che respiro,
come il sole che dà vita e l’amore che riscalda.
Dove sei?
Rivelati o Signore,
ti prego…….
Perché è tardi……..!
Sotto la sferza
Sotto la sferza del dolore
Il corpo gemeva.
Sul sentiero della vita
L’anima correva.
Solo un filo sottile
Li univa tra sé.
Settembre
Settembre !
Una foglia ingiallita,
Dolcemente mi accarezza
Danzando verso il suolo indifferente.
E un soffio di tristezza
mi avvolge in un mistero.
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